Il prossimo grande step del Progetto “Il Masso” (grazie al vostro aiuto!) sarà la possibilità di praticare queste due utilissime tecniche mediche.
Per approfondire, riportiamo (alcuni) contenuti da Wikipedia, l’enciclopedia libera…

Ippoterapia
L’ippoterapia (dal gr. ἱππος = cavallo e therapeia = cura), meglio detta terapia con il mezzo del cavallo (abbreviato TMC) è l’insieme di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano.
Da questo punto di vista è da distinguersi dalle semplici pratiche ludiche che coinvolgano il cavallo senza il controllo di personale medico specificamente preparato.
Benefici effetti correlabili all’uso del cavallo furono intuiti in epoche remote e la prescrizione dell’equitazione a scopo terapeutico si riscontra già nell’opera di Ippocrate di Coo (460-370 a.C.).
In Italia, l’ippoterapia è stata introdotta, in modo coerente e metodologicamente corretto, da Daniela Nicolas-Citterio negli anni settanta, un medico e psicologo francese che ha fornito un notevole impulso alla diffusione e al corretto uso del cavallo in medicina, anche attraverso l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre.
Descrizione e fasi
L’ippoterapia consiste nella induzione di miglioramenti funzionali psichici e motori attraverso l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso della interazione uomo-cavallo. Si avvale di soggetti equini adatti allo scopo (cavalli malati, zoppi, rigidi, di taglia insufficiente o eccessiva, troppo nevrili o troppo indolenti, troppo giovani o troppo anziani, non soltanto risultano poco utili ma possono essere contro-producenti). È necessaria una specifica selleria mentre per il paziente non è previsto un particolare abbigliamento, proprio perché si tratta di sedute di terapia e non di concorsi di equitazione.Si distinguono quattro fasi fondamentali:
“Maternage”: Può essere considerata una fase preliminare del paziente che, insieme al terapista, comincia il suo approccio al cavallo;
Ippoterapia propriamente detta: Consiste nella somministrazione degli esercizi terapeutici al soggetto malato che non si occupa direttamente dei movimenti e degli altri stimoli provenienti dal cavallo ma a questi risponde automaticamente; Questa fase è tanto più efficace quanto più attenta è la scelta e la progressione degli esercizi somministrati dall’équipe medica.
Riabilitazione equestre: È una fase avanzata della cura. In essa il paziente controlla direttamente il cavallo attraverso le proprie azioni;
Re-inserimento sociale: Punto di arrivo ottimale di tutto il programma terapeutico, il re-inserimento sociale può essere realizzato attraverso il mezzo del cavallo in quella parte dei pazienti che abbiano superato i deficit psicomotori originari che erano di ostacolo alla piena affermazione della persona.A chi è rivolta
In termini moderni, l’ippoterapia trova la sua indicazione, oltre che nelle patologie classiche della paralisi cerebrale infantile, dell’autismo o della sindrome di Down, anche nelle patologie acquisite in conseguenza di traumi correlati alla infortunistica stradale e del lavoro.Affinché questo metodo di cura risulti efficace e la sua somministrazione sia corretta sotto tutti gli aspetti sanitari, tecnici e normativi, l’ippoterapia dev’essere esercitata da un’équipe integrata da personale specificamente qualificato e tecnicamente preparato. Per lo stesso motivo, il luogo destinato a questo tipo di cura necessita di una sufficiente disponibilità di spazi chiusi (maneggio coperto, sala per colloqui psicologici e visite mediche, uffici, sala riunioni, servizi igienici, scuderia, selleria) e di spazi aperti (campo recintato, tondino).
Bibliografia
D.N. Citterio, Il cavallo come strumento nella rieducazione dei disturbi neuromotori, Milano, Mursia 1985
D.N. Citterio, Il cavallo nell’organizzazione spazio-temporale. V Congresso di Rieducazione equestre, Milano, A.N.I.R.E., 1985
R. De Lubersac, ‘La reéducation par l’equitation’, Parigi, Crepin-Leblond 1972
M. Frascarelli e D.N. Citterio, Trattato di Riabilitazione Equestre. Roma, Phoenix 2001
M. Gennaro, Acquistare il cavallo giusto, Milano, Ed. Equestri 1992
S. Cerino e M.Frascarelli, Testo Guida di Riabilitazione Equestre 2011

Onoterapia
L’onoterapia è un tipo di pet therapy diffusa in Francia, Stati Uniti e Svizzera, praticata utilizzando asini. Solo di recente si sta diffondendo nei centri di riabilitazione italiani.
Questo metodo di cura è attivo, non permette mai di restare passivi o di isolarsi, e si rivolge perlopiù a un’utenza che soffre di disturbi della personalità e in generale a cardiopatici ed ipertesi, a persone diversamente abili, bambini ed anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti, sieropositivi, audiolesi, non vedenti, persone con problemi di ansia, stress, solitudine, accettazione e disarmonia emotiva.
L’onoterapia impiega alcune caratteristiche proprie dell’asino (taglia ridotta, pazienza, morbidezza al tatto, lentezza di movimento e tendenza ad andature monotone) per entrare in comunicazione con il paziente attraverso il sistema asino-utente-operatore. L’operatore svolge le importanti funzioni di facilitare la comunicazione e la conduzione dell’animale.
I progetti di cura prevedono: la conoscenza dell’animale tramite il tatto, valorizzando la mano come strumento di comunicazione e affetto, esercizi in serie e giochi che favoriscono linguaggio, responsabilità e concentrazione.
Bibliografia
Eugenio Milonis, Io e gli asini. Attività di mediazione con l’asino, Lupetti, 2010, ISBN 978-88-95962-55-9.
Patrizia Reinger Cantiello, L’asino che cura. Prospettive di onoterapia, Roma, Carocci, 2009, ISBN 978-88-7466-566-2.
Alberto Pellai e Antonio Ferrara, Un asino per amico, Saronno, Monti, 2007, ISBN 978-88-8477-146-9.
Eugenio Milonis, Un asino per amico. Onoterapia ovvero attività assistita con l’asino, Milano, Lupetti, 2004, ISBN 88-8391-110-5.
Silvia Allegri, Il raglio magico. Divagazioni intorno alla figura di un animale frainteso, Osiride, 2012, ISBN 88-7498-180-5.