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Sulla “Salute Mentale”

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Insieme Oggi per il Futuro Onlus aiuta le famiglie delle persone con Disagio Mentale e Psichico

   Il concetto di salute mentale si riferisce ad una condizione di normalità, benessere e/o equilibrio di tipo affettivo, emotivo, neurobiologico, del tono dell’umore, cognitivo e comportamentale; il costrutto si presta però difficilmente ad una definizione univoca e condivisa: per l’Organizzazione mondiale della sanità, non esiste una definizione “ufficiale” del concetto di salute mentale. L’ambito di riferimento è la psichiatria, la psicologia clinica, l’antropologia e la sociologia.

Descrizione

Ogni definizione dipende infatti dalle differenze culturali, da valutazioni soggettive e dalle diverse teorie di riferimento relative al funzionamento psichico. La maggior parte degli esperti conviene comunque sul fatto che “salute mentale” da un lato e “assenza di malattia mentale”, “normalità”, “adattamento sociale”, “felicità” dall’altro non siano necessariamente sinonimi o concetti direttamente correlati: in altri termini, la mera assenza di malattie mentali non implica necessariamente la condizione di salute mentale. A tal proposito può essere utile ricordare la definizione che la stessa Organizzazione mondiale della sanità dà di “salute” in genere: “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e non semplicemente assenza di malattia o infermità”.

Secondo la definizione del dizionario Merriam-Webster, la salute mentale è “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società e rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno”.

Alcune delle competenze caratteristiche della condizione di salute mentale sono:

  • stabilire relazioni sociali e soddisfacenti e mature con gli altri;
  • partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente sociale;
  • sviluppare la propria personalità investendo le proprie pulsioni istintuali nelle relazione sociale;
  • risolvere i propri conflitti in modo equilibrato;
  • adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni;
  • avere una buona immagine di sé;
  • essere consapevoli delle proprie emozioni, affetti e modalità relazionali.

Cenni storici

In Italia, il punto di svolta nella legislazione relativa alla salute mentale è la legge 180/78 (detta legge Basaglia), i cui postulati fondamentali possono essere così riassunti:

  • l’intervento pubblico non è più finalizzato al controllo sociale dei malati di mente, ma è diretto alla promozione della salute ed alla prevenzione dei disturbi di salute mentale;
  • spostamento dell’asse portante delle istituzioni assistenziali dagli interventi fondati sul ricovero ospedaliero a quelli incentrati sui servizi territoriali;
    programmazione di progetti terapeutici e di risocializzazione, con incremento di interventi che coinvolgano le reti familiari e sociali dei pazienti.

Dopo l’avvento della legge 180/1978, poi recepita nella legge 833/78 sul riordino del servizio sanitario nazionale (SSN), la “salute mentale” intesa in senso lato ha ampliato la prospettiva del solo intervento clinico-psichiatrico come paradigma dell’azione sanitaria in questo campo. In tale quadro di riferimento, si sono poi succeduti due Progetti Obiettivo, il primo del 1994 che definisce l’organizzazione delle strutture del SSN in maniera dipartimentale, ponendo al centro dell’operare psichiatrico il centro di salute mentale (struttura sanitaria territoriale, non ospedaliera) e il secondo del 1999, che sottolinea le priorità da affrontare per favorire e tutelare la salute mentale dei cittadini.

Successivamente è stato approvato un nuovo Progetto ObiettivoTutela della salute mentale per gli anni 1998-2000“, in cui si focalizzava l’attenzione sul rischio connesso al mancato coordinamento tra le varie figure professionali.

Nel documento dell’Organizzazione mondiale della sanità “La strategia della salute per tutti entro l’anno 2000”, si fa esplicito riferimento alla “Riduzione dei disturbi mentali e dei suicidi”, obbiettivo che secondo l’OMS può essere raggiunto attraverso le seguenti fasi:

  • alleviare e/o risolvere le situazioni che sono fonte di tensione sociale, interpersonale e personale (l’attenzione è alla popolazione generale);
  • qualificare l’offerta di prestazioni ai soggetti affetti da disturbi mentali, ai loro familiari e a quanti se ne prendono cura, grazie al rafforzamento dei Servizi di salute mentale radicati territorialmente, ed alla creazione di sinergie diffuse con le risorse comunitarie (l’attenzione è rivolta agli utenti dei servizi e ai loro familiari).

Tra le iniziative che si rilevano nella tutela della salute mentale nel Piano sanitario nazionale 2003-2005, appare, oltre all’obbiettivo di una più omogenea distribuzione dei servizi sul territorio nazionale, anche l’introduzione di forme di coordinamento fra i servizi sociali e sanitari per l’età evolutiva, i servizi per gli adulti ed i servizi per la popolazione anziana.

Terapia e riabilitazione

L’organizzazione dei servizi di salute mentale, in Italia, in accordo con la normativa vigente, prevede le seguenti tipologie di strutture coordinate all’interno di un modello “dipartimentale” (DSM, Dipartimento di salute mentale):

  • centri di salute mentale (CSM), per l’esecuzione di interventi sul territorio;
  • servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), per l’assistenza ospedaliera;
  • centri diurni e day hospital, per attività riabilitative in regime semi-residenziale;
  • strutture per attività riabilitative in regime residenziale.

Tra queste strutture, quella maggiormente deputata a rispondere ai bisogni emergenti ed a realizzare gli obiettivi terapeutici è il Centro di Salute Mentale, che non è solo la sede organizzativa dell’équipe multidisciplinare, ma rappresenta anche la sede di coordinamento degli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale nel territorio di competenza; il CSM è chiamato non solo a definire e ad attuare programmi terapeutico-riabilitativi personalizzati, ma anche a valutare le pratiche e le procedure adottate.

Presso ogni azienda sanitaria locale è presente un dipartimento di salute mentale, con un direttore e personale sanitario misto (psichiatri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, infermieri, terapisti occupazionali, oss), dove il paziente si può rivolgere e trovare una gamma di risposte diversificate a seconda del suo problema.

Il “progetto terapeutico” si compone di diverse attività integrate: terapie di vario genere ambulatoriali (farmacologiche e psicoterapeutiche), centri diurni con attività di sostegno e socializzanti, day hospital, comunità protette, comunità alloggio, convivenze guidate, misure per l’inserimento lavorativo, ricovero in ospedale (servizio psichiatrico di diagnosi e cura) e in case di cura. La rete dei servizi così strutturata, spesso non sufficiente per il bisogno espresso, deve trovare collaborazione con gli altri servizi socio-sanitari presenti sul territorio di riferimento.

Il ricovero in ospedale è generalmente volontario, ed è proposto solo in condizioni di particolare gravità, indipendentemente dalla “pericolosità sociale”. Gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alla salute mentale sono attuati dai servizi e dai presidi territoriali extra-ospedalieri; in tal modo i pazienti continuano a godere dei propri diritti civili e della propria autodeterminazione.

Eventuali accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori (ASO e TSO) possono essere disposti dall’autorità sanitaria, nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici, compreso il diritto di libera scelta del medico e del luogo di cura. I suddetti accertamenti devono essere accompagnati, quindi, da iniziative assistenziali che assicurino il consenso e la partecipazione della persona obbligata. In tal modo si cerca di ridurre il ricorso ai trattamenti sanitari obbligatori, e a promuovere lo sviluppo di iniziative di prevenzione e di educazione sanitaria.

Prospettive sulla salute mentale

Il settore di intervento della salute mentale mostra un grado di complessità elevata, richiede la gestione di problematiche multidimensionali e l’integrazione di approcci socio-psicologici e sanitari. I problemi di salute mentale sono oggi visti come problemi di salute che possono essere curati o gestiti con opportuni interventi integrati, e in relazione a cui è opportuno o necessario intervenire anche sui determinanti sociali connessi alla malattia stessa: esclusione, emarginazione, scarso inserimento nella rete sociale.

 

 

Tratto da: Wikipedia, l’enciclopedia libera